Una stretta forse inaspettata che ha messo in allarme decine di pescatori. Una rivoluzione per il canale che che si trova all'interno della laguna di Capo Peloro e per gli stessi laghi. Il direttore del Dipartimento veterinario dell'azienda sanitaria provinciale La Macchia, ha scritto alla Città metropolitana quale ente gestore, ai vertici della riserva di Capo Peloro, alla Capitaneria, all’Arpa e al Servizio Ambiente del Comune. Sono stati invitati ognuno per le proprie competenze ad attuare le misure necessarie alla rimozione di tutte le imbarcazioni non autorizzate. L’unica eccezione rimarrà quella dei natanti con motore ecologico utilizzati da chi investe e lavora per la pregiata mitilicoltura messinese. A darne notizia è il collega Alessandro Tumino su Gazzetta del Sud. La vicenda coinvolge anche gli equilibri del lago piccolo, le cui acque sono state classificate d’eccellenza, del tipo “A”, idonea per la produzione dei mitili. Il Servizio di Igiene degli alimenti di origine animale del Dipartimento di prevenzione veterinaria dell’Asp di Messina, spiega Tumino, ha iniziato da qualche mese un'indagine sanitaria propedeutica alla periodica riclassificazione, dell'area destinata alla mitilicoltura, cosi come viene richiesto con scadenza decennale dalla vigente normativa europea in materia di allevamento dei molluschi bivalvi. Tale indagine ha come obiettivo primario la ricerca di tutte le eventuali fonti, anche solo potenziali, di inquinamento delle acque. Durante la ricognizione sul campo è emerso che all'interno del lago di Torre Faro e in particolare lungo il canale sono ormeggiate numerose imbarcazioni a motore in uso a privati. Il pantano piccolo e quello di Ganzirri costituiscono insieme la splendida Riserva naturale orientata di Capo Peloro e, in base a una previsione dell’articolo 1 del regolamento della Riserva, non può assolutamente essere adibito all'approdo di barche a motore. L’Asp investita dal Ministero dell’Ambiente ovvero dall’Unione Europea per il monitoraggio indispensabile al fine di confermare la qualità delle acque, risolleva la questione in modo netto e decisivo. L’Asp c'è da sottolineare effettua controlli costanti sulla qualità delle acque, ogni 15 giorni, in relazione ai profili chimico-biologici, al fine di vigilare sulle condizioni delle attività di molluschicoltura e i consumatori. la procedura ministeriale ed europea non tollera nemmeno la potenzialità astratta di un rischio simile. Domani una riunione alla Città Metropolitana per capire il da farsi. Ma intanto, il dirigente del servizio veterinario dell'Asp Salvatore Monaco spiega cosa sia realmente successo.