Un lungo applauso che sembrava non volesse più finire. Le lacrime della mamma, del papà, del fratello, di un'intera sala che oggi si è stretta ancora una volta attorno ad una famiglia spezzata ma coraggiosa. Sara da oggi è dottoressa in Scienze e tecniche di laboratorio biomedico, l'Università di Messina le ha conferito la laurea alla memoria per dimostrare che la morte e il dolore non sempre sono la fine, ma possono diventare impegno concreto e morale. Sara non ha potuto discutere quella tesi che con tanto entusiasmo aveva chiesto al professore Massimiliano Beretta prima che i suoi sogni fossero spezzati. Lo ha fatto per lei la sua inseparabile amica e collega Martina. Sara non ha potuto stringere con le sue mani la pergamena di laurea, non ha indossato la corona d’alloro, non ha potuto brindare con la sua famiglia, con le sue colleghe, con gli amici, con il suo relatore. Loro c’erano tutti, attenti, emozionati, commossi. Ma, come ha detto papà Alessandro, quelle lacrime dovevano essere di gioia e non di sangue. Di lei una foto, la corona sulla cornice. E il suo nome che continua a risuonare forte: perché Sara è luce, è immensità e se anche non ci sarà mai una giustificazione, può esserci responsabilità collettiva, formazione e cultura che diventano armi positive per formare le nuove generazioni e affinchè, come ha detto la rettrice Giovanna Spatari, non si debbano mai più organizzare cerimonie come quella di oggi.