Una danza silenziosa di note intessute certamente di dolore, ma di tanto bene e gratitudine per il tempo condiviso: al Teatro Vittorio Emanuele, l’omaggio a Genziana D’Anna, la violoncellista dell’orchestra scomparsa improvvisamente venerdì sera dopo un malore durante la prova della Nona sinfonia di Beethoven, il concerto di apertura della stagione musicale.
C’erano i colleghi, il fratello Angelo, la figlia Cristina, artista come la mamma, gli amici, i vertici dell’Ente; c’erano le tante persone che stimavano e volevano bene a Genziana, che con la musica aveva stretto un patto eterno. Sulla bara la foto, i fiori, l’archetto e dietro il violoncello, suo inseparabile compagno di avventure.
Le parole si spezzano fra le lacrime, la mente torna a quegli ultimi istanti ma poi scorre lungo la linea del tempo fissando le infinite istantanee di quanto fatto insieme. Il suo amore per la musica, per quelle note del genio di Beethoven: quanto impegno durante le prove, perché lei era una perfezionista.
E Genziana non poteva andarsene senza aver eseguito quella sinfonia tra le sue preferite, che celebra fratellanza universale, unità e speranza; la decisione di dedicare a lei il concerto inaugurale è il modo più bello e più giusto per onorare il genio e l’umanità di questa artista, che grazie alla musica è già immortale.
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