Porto di Tremestieri, non si lavora alla diga: il commissario Di Sarcina convoca un vertice straordinario
Con i suoi 87 milioni di euro in gioco e l'importanza strategica che riveste per la viabilità della città, in quanto la libererebbe definitivamente dai Tir, si tratta dell’opera più significativa attualmente in fase di realizzazione a Messina. La sua storia è travagliata: fallimenti, trattative, stop improvvisi, rifinanziamenti, interventi politici. Per questo, l’attenzione è massima. Lo scorso aprile, nella puntata speciale di Scirocco dedicata allo stato dei cantieri, era stato annunciato l’avvio, per luglio, della palificazione della diga foranea, elemento fondamentale del porto. Si era detto che proprio a luglio si sarebbe compreso quali difficoltà si sarebbero dovute affrontare, ad esempio la possibile presenza di blocchi di roccia sul fondo del mare. In ogni caso, quella parte dell’opera andava avviata in estate, periodo in cui le condizioni meteo risultano più favorevoli. L’autunno, invece, porta con sé un meteo spesso proibitivo. Le cose, però, stanno andando diversamente: in quel tratto di mare non si lavora. Una diga foranea è un’opera marittima di sbarramento, esterna al porto, che ha la funzione principale di proteggerlo dal moto ondoso proveniente dal mare aperto. Pur essendo costruita al di fuori, è funzionalmente collegata al porto, creando una sorta di “muro” semisommerso che riduce l’energia delle onde e garantisce un’area più sicura per navi e banchine. Sembra che la Bruno Teodoro, solida società messinese che ha rilevato l’appalto dalla Coedmar, stia studiando alcune soluzioni per recuperare tempi e costi. Ma l’allarme, inutile negarlo, è già scattato: i mesi di ritardo accumulati sono almeno tre, e la data prevista per la consegna — ottobre 2026 — a questo punto rischia seriamente di slittare. Per questo, il commissario per il porto di Tremestieri, Francesco Di Sarcina, ha già convocato una riunione straordinaria con il responsabile del procedimento, il direttore dei lavori e la ditta.