Risanamento a Messina, giù 60 baracche. Ultimi 90 giorni per i poteri speciali al sub commissario
Pronta ad andar giù un'altra porzione del rione Taormina dopo quella spazzata via dalle ruspe nell'area che si affaccia su via Bonino. In Via Ennio Quinto ruspe finalmente in azione dal 10 ottobre. Cadranno giù oltre una trentina di baracche. É stata un'operazione difficile e rallentata da una serie di intoppi burocratici come gli allacci Enel e Italgas per le nuove case consegnate agli ex abitanti delle baracche. Di mezzo anche la ritrosia di alcune famiglie ad accettare case che non ritenevano idonee. Da metà ottobre inizieranno le demolizioni anche a Largo Diogene e all'ex lavatoio. Complessivamente cadranno giù una cinquantina di baracche. Una vergogna quella delle baraccopoli che si voleva cancellare con la legge speciale sul risanamento approvata grazie ad un rapporto sinergico tra tutte le forze politiche, per l'impegno della sottosegretaria Matilde Siracusano che portò a Messina l'ex ministra Mara Garfagna e la parlamentare Gelmini e e dell'allora sindaco Cateno De Luca. Tra luglio ed agosto grazie alle procedure snellite dalla legge sul risanamento che consegna poteri speciali al commissario Renato Schifani e al subcommisssario Santi Trovato che subentrò a Marcello Scurria, sono stati acquistati 76 appartamenti dal libero mercato. In settimana saranno siglati davanti al notaio i rogiti per l'acquisto di altri 10 appartamenti. Entro fine anno si supererà quota 150. Alcune case richiedono interventi di manutenzione, che saranno effettuati su disposizione dell’Ufficio Commissariale, altre sono in condizioni tale da poter essere assegnate ai nuclei familiari delle aree che sbaraccate. Dal 1994 al 2018, prima della legge e dei poteri speciali, la media di case acquistate per il risanamento è stata di 21 all’anno. Sono state eliminate una quindicina di baraccopoli e sono state consegnate oltre trecento case, ma restano ben 66 baraccopoli in piedi. E di nuclei familiari da togliere dalle baracche ce ne sono 1600. Ma la macchina rischia di fermarsi. Scattano infatti la prossima settimana gli ultimi 90 giorni di commissariamento. Senza quei poteri e senza la proroga di quella legge è incerto il futuro dei 60 milioni circa rimasti in cassa. E non è automatico il rifinanziamento, non esistono più scorciatoie per acquistare, ristrutturare o bonificare zona come Fondo Basile o Fondo Saccà.