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Messina, il cappellano “scomodo” resta alla stazione

Quando si prova a dar voce a chi non ha voce, quando si servono gli ultimi - i poveri, gli emarginati, le persone sole - senza servirsene, il rischio che si corre è quello di diventar scomodi, indisponenti e persino antipatici. Lo sa bene fra Giuseppe Maggiore, frate minore responsabile della cappellania della Stazione centrale e marittima di Messina che ha corso il rischio di vedersi “defenestrato” dal quello che lui stesso non ha mai considerato un ruolo, ma una missione. Per il suo operato quotidiano non ha mai avuto bisogno di stanze, scrivanie e quella piccola cappella sul binario 2 con lui è diventata focolare domestico, casa che accoglie, spazio che profuma di bene. Sul religioso, riconfermato dal nuovo governo provinciale dei Frati minori di Sicilia, che gli ha assegnato anche la delega per il settore poveri e ultimi, nei giorni scorsi erano circolati rumors su un presunto trasferimento smentito poi dallo stesso fra Giuseppe che sul con la frase di Vasco Rossi “Eh già, io sono ancora qua!”. Da quanto appreso sembrerebbe che, ha spiegato il frate, qualcuno si sarebbe addirittura rivolto alla dirigenza della Polfer e ai “piani alti” dell’arcidiocesi messinese per tentare di trovare per lui un’altra collocazione fuori dalla città dello Stretto.

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