“Sii sempre te stessa, scegli la tua strada, combatti per le tue scelte, anche se ci saranno volte in cui perderai la speranza”: le parole di Sara Campanella all’amica suonano come una grande eredità morale e culturale, un fiore nato in quel deserto di dolore che la sua assurda morte ha lasciato nei cuori di chi l’ha conosciuta e amata; è questo il messaggio che i genitori della studentessa 22enne di Misilmeri accoltellata a Messina su viale Gazzi il 31 marzo scorso da un collega hanno consegnato ieri sera alla comunità di Camaro. In occasione dei festeggiamenti per San Giacomo, la comunità ha voluto assegnare l’annuale premio intitolato al patrono della vallata al maresciallo ordinario dei carabinieri Antonino Scarlato, che ha arrestato Stefano Argentino, l’omicida di Sara. L’uomo, nato e cresciuto a Camaro superiore dove ha vissuto 38 anni, ha sempre mantenuto il legame con il santo facendo propri, nella vita privata come nella professione, quei valori di generosità, spirito di abnegazione e solidarietà professati da San Giacomo. Alla presenza della rettrice Giovanna Spatari e dell’assessora Liana Cannata Scarlato, è stato insignito da mons. Francesco La Camera e dal governatore della confraternita di San Giacomo Giuseppe Varrica del riconoscimento che la parrocchia e la confraternita assegna a persone, legate al territorio della vallata, che si sono distinte per l’impegno nella società civile. La serata è stata l’occasione per parlare del progetto della fondazione intitolata a Sara Campanella voluta dal fratello Claudio, per sostenere le persone in difficoltà, supportare progetti educativi per la prevenzione e sensibilizzazione delle giovani generazioni contrastando stereotipi e violenza di genere. Nel suo messaggio la mamma di Sara parlato dell’amore per la vita e dell’altruismo della ragazza: “Credeva nei valori come rispetto e solidarietà, educata all’idea che il bene esiste e va coltivato sempre e alla libertà, quella che non ferisce né prevarica sull’altro”. Mi amo troppo per stare era la massima di Sara che, ha detto la mamma, “adesso è diventata di tutti e ricordarla vuol dire celebrare la sua anima; la Fondazione è un segno di quelle opere che continueranno per lei oltre il tempo e lo spazio”. “Sii sempre te stessa, scegli la tua strada, combatti per le tue scelte, anche se ci saranno volte in cui perderai la speranza”: le parole di Sara Campanella all’amica suonano come una grande eredità morale e culturale, un fiore nato in quel deserto di dolore che la sua assurda morte ha lasciato nei cuori di chi l’ha conosciuta e amata. E’ questo il messaggio che i genitori della studentessa 22enne di Misilmeri accoltellata a Messina su viale Gazzi il 31 marzo scorso da un collega hanno consegnato ieri sera alla comunità di Camaro. In occasione dei festeggiamenti per San Giacomo, la comunità ha voluto assegnare l’annuale premio intitolato al patrono della vallata al maresciallo ordinario dei carabinieri Antonino Scarlato, che ha arrestato Stefano Argentino, l’omicida di Sara. L’uomo, nato e cresciuto a Camaro superiore dove ha vissuto 38 anni, ha sempre mantenuto il legame con il santo facendo propri, nella vita privata come nella professione, quei valori di generosità, spirito di abnegazione e solidarietà professati da San Giacomo. Alla presenza della rettrice Giovanna Spatari e dell’assessora Liana Cannata Scarlato, è stato insignito da mons. Francesco La Camera e dal governatore della confraternita di San Giacomo Giuseppe Varrica del riconoscimento che la parrocchia e la confraternita assegna a persone, legate al territorio della vallata, che si sono distinte per l’impegno nella società civile. La serata è stata l’occasione per parlare del progetto della fondazione intitolata a Sara Campanella voluta dal fratello Claudio, per sostenere le persone in difficoltà, supportare progetti educativi per la prevenzione e sensibilizzazione delle giovani generazioni contrastando stereotipi e violenza di genere. Nel suo messaggio la mamma di Sara parlato dell’amore per la vita e dell’altruismo della ragazza: “Credeva nei valori come rispetto e solidarietà, educata all’idea che il bene esiste e va coltivato sempre e alla libertà, quella che non ferisce né prevarica sull’altro”. Mi amo troppo per stare era la massima di Sara che, ha detto la mamma, “adesso è diventata di tutti e ricordarla vuol dire celebrare la sua anima; la Fondazione è un segno di quelle opere che continueranno per lei oltre il tempo e lo spazio”.