Un campo da basket, un simbolo di aggregazione, oggi diventato il ritratto dell’abbandono.
È il playground George Floyd, affacciato sul mare e tra i pochissimi, se non l’unico, impianto sportivo all’aperto, pubblico e gratuito, accessibile liberamente in città.
Ma basta un colpo d’occhio per capire che qui lo sport ha lasciato spazio al degrado: fari non funzionanti, recinzioni divelte, cumuli di spazzatura sia all’interno che all’esterno dell’area di gioco.
Le segnalazioni arrivate in redazione sono numerose, perché c’è chi vorrebbe solo tornare a tirare a canestro con gli amici, magari nelle ore serali, ma tra buio e rifiuti, questo spazio oggi è tutto fuorché sicuro e accogliente. Una situazione da sempre particolare se si considera che quest’area ha sempre avuto una natura ibrida: donata alla città dall'ex sindaco Renato Accorinti nel settembre 2020, fu poi dato in gestione all'Amatori Basket nel 2022, società che un anno dopo ha rinunciato a disputare campionati senior.
L’area ricade inoltre nella giurisdizione dell’Autorità Portuale, essendo di sua proprietà, ma non mancano i segnali positivi da parte degli uffici comunali: l’obiettivo dichiarato è quello di restituire piena fruibilità all’impianto, grazie a un intervento di pulizia e recupero reso possibile dai fondi “Sport e Salute”. Le prossime settimane potrebbero finalmente fare chiarezza sul nodo delle competenze, ma al di là delle carte e dei passaggi istituzionali, resta una verità evidente: uno spazio sportivo così non può restare abbandonato. Non in una città che ha già pochissimi luoghi dedicati allo sport libero, accessibile e all’aria aperta. Restituire il campetto George Floyd alla cittadinanza è una scelta di civiltà.
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