Due associazioni criminali introducevano all'interno del carcere di Barcellona ingenti quantitativi di droga ma anche telefoni cellulari all'interno del carcere di Barcellona. Il primo ottobre del 2024 gli agenti del commissariato di Milazzo, coordinati dalla Procura di barcellona, arrestarono nove persone, altre 15 furono iscritte nel registro degli indagati. A conclusione del processo il giudice Ornella Pstore ha emesso pesanti condanne per i 12 imputati che hanno chiesto di procedere con il rito abbreviato.
La più alta 20 anni è stata inflitta al messinese Francesco Esposito, 15 anni e 9 mesi per Simona Costa di Messina, 15 anni e 5 mesi a Luigi Crescenti anche lui di Messina. 11 anni e un mese a Francesco Perroni di Milazzo, 8 anni e 2 mesi al barcellonese Tommaso Costantino, 7 anni e 8 mesi per Salvatore Nania di Napoli, 7 anni e 10 mesi per Maria Gnazzitto di Barcellona e Maria Rizzo di Milazzo); Poi via via tutte le altre. I
l giudice ha accolto quasi integralmente le richieste dall'accusa pur disponendo alcune assoluzioni parziali. Secondo l'accusa l'organizzazione che gestiva il narcotraffico era guidata da Luigi Crescenti. Venivano spacciate soprattutto eroina e crack, e grazie ad una minuziosa organizzazione riusciva a far entrare la droga anche all’interno della Casa circondariale di Barcellona. La sostanza entrava nella struttura carceraria nascosta in involucri all’interno di pietanze che venivano consegnate ad un detenuto. Era proprio Crescenti ad impartire gli ordini dalla sua cella in particolare alla moglia, Simona Costa. I due comunicavano attraverso telefonini cellulari. Durante un controllo nella sua cella infatti la Polizia Penitenziaria trovò e sequestrò un apparecchio di piccole dimensioni con cui l'uomo teneva i contatti con la moglie. La donna, così come emerso dall'attività d'indagine, eseguiva gli ordini ricevuti dal marito, rendicontando i profitti economici; mantenendo un costante ed aggiornato elenco dei crediti concessi; preparando le pietanze imbottite di stupefacente, per la consegna all’interno della Casa circondariale, utilizzando spesso ignari corrieri. Esposito spacciava la droga in carcere ad altri detenuti ottenendo il pagamento all'esterno dai familiari dei clienti che si rivolgevano direttamente alla Costa. L'organizzazione criminale, avvalendosi anche di una base operativa a Barcellona avrebbe altresì gestito una fiorente attività di cessione all’ingrosso di stupefacente in favore di un altro gruppo criminale attivo a Milazzo e San Filippo del Mela, capeggiato da Francesco Esposito il quale aveva creato un gruppo autonomo. In poco più di sei mesi gli investigatori hanno documentato numerosi episodi di acquisto all’ingrosso dello stupefacente, che veniva trasportato da Messina verso i centri della riviera tirrenica
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