E' stata una classica esecuzione maturata probabilmente al culmine di un chiarimento poi degenerato. E' quanto emerge dall'autopsia sul corpo del 42enne barcellonese Angelo Pirri il cui cadavere è stato ritrovato venerdì mattina in un terreno di via Nazionale a Giammoro, adiacente l'autostrada Messina-Palermo. L'esame, eseguito ieri fino a tarda sera all'obitorio del Papardo dal medico legale Giovanni Andò, ha confermato quella che era stata la prima impressione degli investigatori. Angelo Pirri è stato ucciso con un colpo di pistola alla nuca esploso da distanza ravvicinata. Come conferma anche il ritrovamento vicino al corpo di un bossolo di pistola calibro 7,65. Le condizioni del cadavere, già in stato di decomposizione poiché la morte risalirebbe a due tre giorni prima, non avevano consentito subito di stabilire le modalità dell'uccisione e si era pensato che Pirri fosse stato colpito con un corpo contundente. Alcune tumefazioni al volto lasciano pensare che il 42enne sia stato picchiato prima di essere assassinato. Da qui l'ipotesi che a condurre Pirri in quel luogo isolato per un chiarimento siano state almeno due persone. In queste ore i Carabinieri, coordinati dal Procuratore capo di Barcellona, Giuseppe Verzera, stanno scavando nella vita privata di Pirri sentendo familiari e amici e le ultime persone che ha sentito telefonicamente secondo quanto risulta dai tabulati del suo cellulare. Pirri non era certo un pezzo da novanta negli ambienti della criminalità locale. Aveva solo qualche vecchio precedente di poco conto. Per questo gli inquirenti, che stanno battendo tutte le piste, privilegiano quella della vendetta per questioni personali. L'uomo da tempo aveva lasciato Barcellona e si era trasferito a Santa Lucia del Mela dove viveva da solo e si manteneva facendo piccoli lavori saltuari.