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Messina, picchiava la moglie incinta: condannato a 4 anni

Ancora un caso di maltrattamenti ai danni della moglie, violenze consumate anche quando la donna era incinta. Questa volta il processo si è concluso con una pesante condanna e l'uomo un 48enne messinese è ora rinchiuso in carcere per scontare una condanna a quattro anni di reclusione inflittagli dalla prima sezione penale del tribunale.

I fatti sono avvenuti a Messina, per lo più nella loro abitazione della estrema periferia sud della città, fra il 2022 ed il 2024. Dopo aver subito le angherie del marito la donna, assistita dall'avvocata criminologa Vittoria Santoro, ha deciso di denunciare tutto alle forze dell'ordine.

Così ha messo nero su bianco anni di violenze e di terrore ma anche di insulti feroci: "morta di fame, pezzente", screditando anche il suo lavoro con epiteti irripetibili.
Tutto è iniziato durante un litigio quando l'uomo le sferrò un pugno al volto provocandole una ferita. Ma le cose peggiorarono quando la donna rimase incinta. Nonostante la gravidanza il marito, durante l'ennesima lite, le sferrò un altro pugno al viso apostrofando pesantemente anche il bambino che portava in pancia.

Nonostante lo stato di gravidanza le aggressioni continuarono. La donna ha denunciato che almeno altre tre volte è stata picchiata dall'uomo. In un 'occasione, dopo essere stata colpita con un pungo ed aver subito la rottura di un dente, ha accusato un malore e ha chiesto aiuto al marito. “Non mi interessa, muori” la sua risposta. La goccia che ha fatto traboccare il vaso ed ha convinto la vittima a denunciare il marito violento che ora dovrà pagare anche 10.000 euro alla parte offesa.

"A breve - si legge in una nota degli avvocati Tommaso Autru Ryolo e Nino Cacia verrà depositata la sentenza - il collegio si è dato giorni 15 per il deposito - e solo allora capiremo come i giudici abbiano superato il profilo della attendibilità della persona offesa che in dibattimento, sotto il vincolo del giuramento, ha reso plurime dichiarazioni mendaci supportate da documentazione clinica inoppugnabile antecedente ai fatti oggetto del procedimento. Ricorreremo in appello per dimostrare l’estraneità del nostro assistito ai fatti contestati".

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