Il termine giapponese indica lo “stare in disparte” e fa riferimento a quei soggetti che si isolano dal contesto sociale interrompendo ogni rapporto con la realtà circostante per mesi o addirittura anni. Il fenomeno degli “hikikomori” si sta diffondendo sempre più in Italia: dalla pandemia ad oggi si parla di oltre centomila casi; a esserne colpiti sono soprattutto adolescenti e giovani - nella fascia compresa fra 14 e 30 anni - e con loro le famiglie che faticano spesso a gestire il fenomeno ancora poco conosciuto. Il tema al centro di un focus promosso dall’Istituto comprensivo Salvo d’Acquisto con il coordinamento regionale dell’associazione “Hikikomori Italia genitori” e il patrocinio dell’Ufficio scolastico provinciale.
Marcella Greco, Coord. Regionale Ass. Hikikomori Italia genitori
L’istituto diretto da Pietro Ruggeri si occupa da tempo di questo fenomeno: emblematica la storia di Aurora (nome di fantasia), tornata a rinchiudersi fra le mura domestiche dopo il faticoso e vano tentativo di frequentare le superiori dove si sentiva incompresa. Durante le medie, la ragazza era riuscita a oltrepassare quell’insormontabile muro del “fuori” grazie alla “pazienza e delicatezza della prof Elisa Calabrò e del preside, suoi angeli custodi” - come lei stessa scrive in una lettera, capaci di “ascoltare il suo silenzio senza giudicare o sminuire le sue insicurezze e ansie”. “Vorrei un mondo più giusto, più pulito, dove le anime possano essere libere di manifestarsi senza essere sistematicamente imprigionate da infinite catene”, scrive Aurora. Insieme dunque si può uscire ma è indispensabile sospendere il giudizio, rafforzando il dialogo l’azione concreta fra scuola, famiglia e specialisti.
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