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Messina sfida il razzismo, riflessioni e testimonianze

Il 21 marzo del 1960, in Sud Africa, fu la giornata più sanguinosa dell'apartheid: 69 dimostranti furono uccisi e 180 feriti dalla polizia che aprì il fuoco durante una manifestazione. Sei anni dopo L'Onu ha voluto questa data restasse per sempre scolpita negli annali dedicandola alla lotta al razzismo.

Messina, oggi, ha celebrato la giornata lanciando dal palco del PalAntonello una serie di messaggi  e di testimonianze che raccontano di una città inclusiva. Sappiamo tutti che non è sempre e comunque così, perchè gli episodi e soprattutto l'atteggiamento nei confronti di chi ha tratti somatici diversi non è sempre libera da ogni condizionamento. Al Palacultura, in platea, ci sono gli studenti degli istituti Pascoli-Crispi, dell'Antonello, del La Farina-Basile e del Maurolico.

Sul palco tante performance e tanti racconti che rivolti più agli italiani che agli stranieri. A condurre la mattinata promossa dall'Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) e realizzata dal Comune di Messina, Idriss Coulibaly. Sette anni fa è arrivato in città dal Mali e ora si sente più messinese di molti messinesi. Le storie si intrecciano con la musica come le vite di persone nate mille miglia lontano da Messina    e che ora hanno nella nostra città, una nuova casa. Maky Moghari è iraniana e studia da tre anni Scienze politiche a Messina. Per una donna, lasciare l'Iran significa scoprire nuovi orizzonti di libertà

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