La "Fedra" di Federico Tiezzi, in scena al teatro Vittorio Emanuele fino a domenica, accoglie il pubblico con una sensuale musica e le luci che illuminano solo il proscenio. Qui Fedra si esibisce, quasi una performance da locale notturno parigino che crea un'atmosfera particolare, molto intimista, e accompagnerà lo spettatore nei meandri del castello di Trezene o, più verosimilmente, in quelli della mente e del cuore dei suoi abitanti. Una volta aperto il sipario dorato che introduce nelle stanze fisiche e mentali, la tragedia inizia a compiersi. Una scena dove il nero predomina, lampadari di cristallo, busti marmorei, un quadro che racconta il mito di Atalanta e Ippomene e pochi accessori che supportano la recitazione degli attori. Se Ippolito, interpretato da un bravo Riccardo Livermore, si presenta inizialmente quasi immobile sul palco usando solo la sua voce e i cambi di tono per raccontarsi, Fedra coinvolge con il corpo e la mente. Elena Ghiaurov, straziata e travolgente, urla di essere una donna che vuole morire in balia di un male, che gli dei le hanno rubato la ragione. Qui la regia di Tiezzi interviene decisa sul classico dramma scritto da Racine, accostando alla protagonista la nutrice Enone, Bruna Rossi, che decisa e usando un tono da psicanalista, riesce a condurla nei labirinti della mente verso la confessione del suo amore per il figliastro Ippolito, tra la tenerezza dei sentimenti e la liberazione delle passioni, alla ricerca di un equilibrio in nome dell'onore impossibile da raggiungere.
Cambia la scena e cambia ancora una volta lo stile di recitazione con Aricia e la sua ancella. Catherine Bertoni de Laet e Valentina Elia, giovani e gioiose si raccontano in modo molto naturale, così come naturale è l'incontro amoroso con Ippolito. Ma prima l'annuncio della morte di Teseo, impersonato da Martino D'Amico, e poi il suo arrivo scatenano Fedra e il suo furore, "la folle passione che turba la sua mente" fino al tragico epilogo: dopo il canto funebre che di Ippolito fa il suo mentore Teramene, impersonato da un commosso Massimo Verdastro, il veleno di Medea uccide lentamente Fedra lasciandole solo il tempo della sua ultima confessione, semplicemente quella di una donna libera dalla follia del volere degli dei.
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