Ci vorrà ancora un po' di tempo prima che l'inchiesta sulle morti sospette all’ospedale Papardo, coordinata dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio ed affidata alle sostitute Annamaria Arena e Alice Parialò, arrivi a conclusione. Al momento, come atto dovuto, sono 11 gli indagati che devono rispondere di omicidio colposo.
Medici ma anche soggetti che hanno avuto un ruolo e precise responsabilità amministrative, nel periodo preso sotto esame dai magistrati, in cui si sono verificati i sei decessi anche se, dopo i primi casi, gli esposti in procura sono stati diversi. Ieri al Policlinico c'è stato un passaggio tecnico importante. Il medico legale incaricato, Daniela Sapienza, l'infettivologo Placido Mondello e il cardiologo Gianluca Di Bella insieme all'esperto nominato dalla procura l'ingegnere biomedico Antonietta Perrone e alla presenza di alcuni periti di parte, hanno esaminato e conservato nei vetrini il materiale biologico di cuori e polmoni, le valvole cardiache e le protesi di quattro pazienti deceduti, che verranno esaminati dopo circa tre settimane per avere il responso che indirizzerà le indagini.
Unitamente si attende anche la relazione finale del Chemlab di Catania che al Papardo aveva effettuato nell'ottobre scorso i primi rilievi che avevano rilevato la presenza di acqua contaminata, rubinetti senza filtri e strumenti non sterili nelle sale operatorie poste poi sotto sequestro dai Nas dei carabinieri lo scorso 23 novembre e, dissequestrate solo a gennaio, dopo la richiesta della procura avallata dalla Gip Tiziana Leanza. Nell'inchiesta sarà fondamentale la relazione dell'ingegnere biomedico Antonietta Perrone che ha svolto un'attività non solo di laboratorio ma soprattutto di analisi documentale. Se la perizia escluderà difetti di fabbricazione o malfunzionamenti, questi alcuni dei quesiti posti dai magistrati, il cerchio della responsabilità penale si restringerà alla casuale batterica.
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