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Risanamento, Schifani silura il subcommissario Marcello Scurria

Prima sono stato colpito, poi delegittimato, isolato, infine revocato”. Parafrasando il giudice Giovanni Falcone, è con queste parole che oggi Marcello Scurria ha annunciato la decisione del presidente della Regione Renato Schifani di revocarlo dall'incarico di subcommissario all'emergenza risanamento di Messina.

Per 23 mesi Scurria è stato l'uomo del risanamento, delle baracche liberate, è stato l'uomo delle demolizioni, delle chiavi consegnate a tante famiglie. Il 10 febbraio il presidente Schifani gli ha notificato il provvedimento di revoca dall'incarico. Un finale amaro, forse scritto fin dal principio, quando il 21 dicembre scorso scoppiò il caso dell'asta giudiziaria delle palazzine di Contesse. Quelle case contese dalla struttura commissariale e da palazzo Zanca innescarono la bomba che oggi è deflagrata.

Basile aveva chiesto direttamente a Schifani conto e ragione dell'operato di Scurria, avanzando anche l'ipotesi di un danno erariale. Ma leggendo i fatti più a fondo è chiaro che quello forse è stato solo un pretesto. L'accordo palermitano tra Schifani e De Luca non può non essere tirato in ballo, lo dicono le tempistiche in cui tutto è accaduto. Amareggiato ma convinto di quanto fatto in questi anni, oggi Scurria non rinnega nulla. Lungo l'elenco del lavoro fatto, lungo anche quello dei compiti per casa per chi arriverà dopo di lui.

Le motivazioni della revoca, Scurria non le ha rese note per garbo istituzionale, ma avvisa che è pronto a tutelare la sua storia e il suo lavoro nelle sedi competenti. “Forse la fiducia di Schifani non l’ho mai avuta. Non lo conosco, non sono mai riuscito a parlargli del risanamento di Messina” racconta. Mai arrivate le scuse che si sarebbe aspettato da Basile dopo quello che definisce un attacco premeditato. “Sono stato delegittimato il 9 gennaio quando ero seduto in settima fila in occasione della presentazione del Piano Città a cui soprattutto questo ufficio ha lavorato, accompagnando anche per mano il sindaco all'Agenzia del Demanio a Roma. “Abbiamo fatto cose impossibili”e il suo grazie va a Matilde Siracusano. “Abbiamo messo in piedi una macchina perfetta, i risultati ci sono, non era un bolide, era una macchina fatta da un manipolo di persone che al posto del motore aveva un cuore fortissimo. Sono felice di aver speso una parte della mia vita per gli ultimi. Resisto, recupero e voglio ricominciare. Chiudo una parte della mia vita, ma rifarei tutto”.

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