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A20 Messina-Palermo, gli utenti: "Perché pagare per un'autostrada così?

C'è chi la definisce un calvario, chi un'odissea. Qualsiasi metafora si scelga per descrivere l'autostrada A 20 Messina-Palermo, la sensazione è una soltanto ormai da troppo tempo vivere un incubo, tra pericoli, ostacoli, slalom, insidie e quell'interminabile segnaletica di “lavori in corso”.
Dalla barriera di Villafranca a quella di Tusa, rispettando le velocità imposte dal Consorzio Autostrade, si impiegano circa due ore per 130 km, in sostanza quasi il doppio rispetto al tempo necessario viaggiando sui classici 100 km orari.
Abbiamo percorso la A20 lo scorso 9 gennaio registrando circa un'ora di viaggio su una sola corsia. In direzione Palermo si contano oltre una decina di restringimenti, tra cui l'infinito “buio” della Galleria Calavà. Ma il tratto più critico si trova nel comune di Santo Stefano di Camastra. I disagi non mancano anche in direzione Messina, dove sono un'altra decina i punti in cui si viaggia su una sola corsia. Anche qui si alternano gallerie non illuminate, problemi ai viadotti e tratti con asfalto in pessime condizioni. L'altro tasto dolentissimo sono le aree di servizio. In direzione Palermo ce n'è una soltanto ed un vuoto 175 km che va da Divieto a Termini Imerese, con il Cas che spera nelle prossime gare d'appalto per affidare la gestione.
Sono ancora tante le zone in cui parzializzazioni della carreggiata, doppi sensi di marcia e bassissimi limiti di velocità servono solo ad evitare il peggio per gli automobilisti e “proteggere” le casse del Consorzio da pesanti risarcimenti in caso di incidenti. Anche se il 2025 sarà l'anno dei cantieri, con 16 opere che vedranno l'inizio dell'esecuzione dei lavori. Adesso c'è una responsabilità sul Cas che “pesa” 253 milioni di euro di fondi e un'infrastruttura “attempata” che si ha il dovere quantomeno di far “ringiovanire”. E intanto? Gli utenti continuano a chiedersi perché si debba pagare il pedaggio per un'autostrada così.

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