Il depuratore di Mili da generatore di cattivi odori, disagi e proteste potrebbe diventare fonte di acqua, naturalmente non potabile e per uso irriguo. L'Azienda Meridionale acque ha già approntato un progetto ed ha inviato alla Regione la richiesta di autorizzazione al riutilizzo. Non sarà cosa né facile né immediata. Ma la crisi idrica che ha investito la Sicilia la scorsa estate e che potrebbe ripresentarsi nella prossima impone scelte innovative. Così quello che si ipotizzava da tempo è stato messo su carta. Nero su bianco.
In primo piano naturalmente c'è l'acqua necessaria per le villette comunali, una quantità enorme che viene sottratta alla dotazione della città. Ciascun ambito di riuso richiede il rispetto dei parametri di qualità e standard di riferimento. Nonostante i benefici e i molteplici impieghi possibili, in Italia, i reflui potenziali che raggiungono una qualità tale da essere destinati al riutilizzo sono mediamente il 23% del volume depurato con punte del 41% nel Nord-Ovest e valori più bassi nel Centro (6%). Tuttavia, appena il 4% risulta effettivamente destinato al riutilizzo principalmente per uso irriguo), quasi esclusivamente nelle regioni settentrionali.
Questo si evince dalle relazioni ARERA, l'autorità di regolazione per energia, reti e ambiente. In tema di risorse continua la ricerca di nuovi pozzi. Sono in corso di valutazione tre nuovi pozzi che si trovano tra Contesse e Boccetta. Si attende ancora il via libera per quelli dell'ospedale militare e per quello dell'Università a villa De Pasquale. Per la galleria Santa Marta invece i lavori sono in dirittura d'arrivo. La quantità di acqua che si infiltra dalla volta e dalle pareti è diminuita notevolmente ma continua. Da effettuare c'è un ultimo intervento di notevole entità.
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