Buonasera, scusate se mi presento da solo: io sono il prologo. Sì, insomma, sono ciò che volete voi, sono quello che richiede la storia. Io posso fare tutto all'occorrenza, qui è teatro......È il luogo dove avviene la magia qui.....seguitemi!" Max Laudadio si presenta così al pubblico, attraversando la platea e invitando gli spettatori a entrare nel mondo fantastico della favola.
E il sipario di apre su un'antica notte d'oriente che, con velocissimi cambi scena, diventa il palazzo del sultano, il coloratissimo mercato con danzatrici del ventre e incantatori di serpenti, e poi le prigioni, il deserto e la caverna dei tesori.
È il mondo fiabesco di "Aladin", riscritto da Stefano D'Orazio e raccontato con le canzoni dei Pooh riconoscibili nelle melodie e nelle tonalità alte. Ritroviamo tutti i personaggi, tra l'altro ben caratterizzati e interpretati, della storia d'amore e d'avventura tra il ladruncolo dal cuore puro interpretato da Eugenio Grandi, e la principessa Jasmine (Angela Ranica), il cattivo Jafar (Alessandro Gaglio) e il simpatico Abu (Federico della Sala) e, naturalmente, il genio della lampada, un travolgente Max Laudadio.
Ed è con l'arrivo del simpaticamente ma decisamente matto e confusionario genio che la rappresentazione finisce di essere solo il racconto di una favola e diventa spettacolo. Perché il genio non ha tempo e non ha età, i suoi serrati e divertenti monologhi abbracciano visioni antiche e un futuro che ancora deve essere creato, con battute comiche e simpaticamente scorrette su attualità e politica che chiamano l'ilarità del pubblico.
Con qualche trucco di magia studiato dal mago Casanova che ha creato l'illusione del mitico tappeto volante e le coreografie che accompagnano la narrazione mescolando danze arabeggianti, tip tap e modern jazz, "Aladin" mantiene intatta la sua morale che parla di amore, amicizia, ricchezza e povertà.
Il regista Luca Cattaneo, salito sul palco al momento degli applausi finali, ha creato una perfetta rappresentazione che unisce atmosfera e ritmo, supportato dalla bravura di tutti i protagonisti. Così come aveva aperto lo spettacolo, l'ultima parola spetta sempre al genio: "I sogni sono la vita e la vita è teatro. Tutti sono liberi di sognare, il sogno l'incanto e la fantasia. E la fantasia non muore mai".
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