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Risanamento a Camaro e Bisconte: non solo palazzoni, ecco il Cabis

Non solo palazzoni nel futuro post baraccopoli di Messina. C'è il modello Cabis che prevede la rigenerazione delle 280 casette costruite durante il ventennio fascista. Il progetto è stato presentato a Roma dal subcommissario per il risanamento Marcello Scurria che, all'appuntamento “Città in Scena”, organizzato dall'Ance l'associazione costruttori e dall'associazione Mecenate 90 che si occupa di rigenerazione, oltre a fare il punto sulla situazione risanamento, oltre a ribadire che la via prediletta per il risanamento è quella dell'acquisto di alloggi per integrare il più possibile gli ex baraccati ed impedire la costituzione di ghetti, ha presentato un progetto innovativo che vede in campo anche la professoressa Francesca Moraci e l'architetta Grazia Marullo.

Riguarda una baraccopoli che ha una fisionomia e una struttura del tutto particolare. Sono le 280 casette costruite durante il periodo fascista a Camaro Bisconte. Niente a che vedere con le baracche con i tetti in eternit di altre aree ma abitazioni che potrebbero essere rigenerate. E a questo punta il progetto Cabis. Rigenerare, rendere più solide e addirittura sopraelevare con un nuovo piano le casette che avevano un taglio che andava dai 24 ai 49 metri quadri. L'obiettivo renderle più confortevoli e naturalmente eliminare le superfetazioni realizzate negli anni. Si parte da un dato fondamentale. Il 75% di coloro che le abitano vorrebbe restare sul posto naturalmente in situazioni sicure. Non vorrebbero alcuna deportazione e soprattutto non vorrebbero andare in palazzoni come quelli a 8 piani previsti dai progetti Pinqua tanto contestati da più parti.

E allora il progetto Cabis prevede 24 mesi di lavori e anche una soluzione temporanea per il trasferimento delle famiglie durante i cantieri. A diventare alloggi di transito con le opportune modifiche sarebbero due delle tre caserme di Bisconte che resterebbero poi al servizio del borgo che sorgerà con attività produttive e alloggi di transito. Il costo 100 milioni che naturalmente dovrebbero essere stanziati dal governo magari con l'inserimento dei privati. Interessati ci sono 230 mila metri quadri di territorio che non verrebbero minimamente invasi da altro cemento. “Le idee e i progetti di Scurria hanno trovato ampio spazio nell'appuntamento romano nel rapporto Ifel 2024: “Il nostro è un progetto ambizioso- ha spiegato Scurria subcommissario per il risanamento grazie alla legge Carfagna voluta e spinta dalla sottosegretaria Matilde Siracusano- davanti ai rappresentanti del governo- vogliamo che si arrivi al riscatto di una città che vive con la contraddizione delle 80 baraccopoli da quasi 80 anni”.

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