Una lettera, una colomba, un santuario: sono le icone che raccontano il legame di Messina con Maria, concittadina acquisita dall’amore del popolo dello Stretto, che si rinnova con immutata gratitudine. Pochi giorni dopo la festa della Madonna della Lettera, la città ha rinnovato l’omaggio a colei che sul colle della Caperrina, volle il santuario di Montalto. E’ qui che come ogni anno si è rinnovato l’omaggio, nel giorno della sua festa, alla Regina delle Vittorie, con la tradizionale offerta del cero votivo di 25 libbre in ossequio alla tradizione istituita dal Senato messinese nel 1745, quale segno di gratitudine per i prodigi ricevuti dalla Dama Bianca che salvò il popolo dello Stretto dall’assedio dei Saraceni e degli Angioini nei Vespri siciliani del 1282 e dalla peste del 1743.
E’ stato il parroco don Lorenzo Campagna ad accogliere il vescovo ausiliare Cesare Di Pietro che ha presieduto la celebrazione e i fedeli, una presenza ridotta rispetto agli altri anni forse anche a causa dei dissuasori di sosta dei veicoli che ha impedito a molti di partecipare alla funzione. Su questo Basile ha voluto tranquillizzare la comunità: si sta pensando a una soluzione che consenta agli abitanti di via Dina e Clarenza di poter usufruire degli stalli pur preservando la sosta selvaggia. “Si va da Maria per imparare l’alfabeto della vita, la lingua dell’umano contro il disumano, la capacità di tenerezza e di stupore, ad abitare la terra amando le cose di ogni giorno”, ha detto don Campagna sottolineando come, “in questi tempi difficili, segnati da echi di odio e da immagini di morte, si va dalla Madre per dirle che ci siamo fatti male vivendo e che vogliamo vivere in pienezza, essere pace per tutti”, ha detto il sacerdote.
Presenti, insieme a una rappresentanza di confraternite e dell’associazione Madonna di Montalto, gli Scout Masci Messina 1 che hanno coordinato il servizio di sicurezza e gli agenti della Municipale con il comandante Giovanni Giardina. Messina si conferma città di Maria, che ancora oggi continua a proteggerci dai mali invisibili, le guerre che affliggono il mondo, i soprusi, gli egoismi personali, la disoccupazione, lo spopolamento. Il vescovo ha pregato per gli ammalati, per l’ambiente - affidando la città alla cura di ciascuno - e per la chiesa locale, esempio di bellezza e fraternità. E quella colomba candida e mite, posata sulla mano del pastore, è il segno più eloquente di quella civiltà della pace che Maria sogna e costruisce giorno dopo giorno per il suo popolo.
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