Libertà d’informazione e tutela della privacy intesa come insieme dei diritti della persona alla riservatezza, identità, dignità: un rapporto dialettico alla ricerca del costante bilanciamento ed equilibrio quello che caratterizza la professione giornalistica, regolata da una precisa normativa deontologica che richiede di non trascurare mai la responsabilità e i principi etici. Uno sforzo, quello dell’informazione professionale, volto a consentire l’esercizio di un diritto nel rispetto di altri diritti: ed ecco che la privacy non è e non va concepita come un “limite” ma come un valore, capace di rendere la notizia “migliore”.
Se n’è parlato a Messina nell’aula magna del rettorato, nell’ambito del convegno organizzato dall’Università e da Società Editrice Sud Gazzetta del Sud Giornale di Sicilia per celebrare la Giornata internazionale della Libertà d’informazione, proclamata dall’Onu nel 1993. L’iniziativa, giunta alla quinta edizione in sinergia con l’associazione AluMnime, è stata una riflessione a più voci sul valore dell’esercizio del diritto di cronaca nel contemperamento con gli altri diritti personali riconosciuti dall’ordinamento, inserita nell’ambito del Privacy Tour, l’iniziativa di sensibilizzazione sul valore dei dati personali e l’uso consapevole della tecnologia promossa dall’Autorità Garante, alla quale hanno aderito Società Editrice Sud e l’Ateneo peloritano promuovendo in sinergia con il Gpdp l'organizzazione dell'evento inaugurale, tenutosi nei giorni 11 e 12 aprile proprio a Messina.
Stanzione (Gpdp): informazione deve rispettare essenzialità
L’incontro ha avuto infatti la prestigiosa introduzione del presidente del collegio del Garante Pasquale Stanzione, intervenuto da remoto, il quale facendo riferimento alle sentenze della Corte costituzionale ha definito il diritto di e all’informazione «pietra angolare della democrazia, da esercitare nel rispetto della dignità delle persone coinvolte e del criterio di essenzialità, che legittima la diffusione di dati anche personali, purché funzionali a fini informativi rispetto a notizie di pubblico interesse». Stanzione ha ribadito che il rapporto tra stampa e privacy «va gestito nella ricerca costante di un equilibrio ragionevole tra diritto di informazione e dignità della persona», sottolineando come la rete, oltre ad aver liberalizzato l’accesso alle fonti informative consentendo di esercitare la libertà di pensiero, «abbia reso più complesso il bilanciamento stesso fra privacy e informazione».
L'evento nell'ambito della Gsd Academy e di Unime Gds Lab
L’evento, accreditato come corso di formazione dall’ordine dei giornalisti di Sicilia, si è svolto nell’ambito della GDS Academy di Ses e di Unime Gds Lab, il laboratorio di tecnica giornalistica promosso da Ses e Unime e ha visto una nutrita partecipazione di studentesse e studenti delle scuole e dell’Università, in diretta sul canale youtube di Unime (dove può essere rivisto). In apertura la rettrice Giovanna Spatari ha sottolineato l’importanza di poter riflettere sulle dinamiche che nell’era digitale condizionano l’accesso all’informazione. Rivolgendosi proprio ai giovani, ha sottolineato «l’impegno collettivo dell’Università di Messina, assieme alle altre importanti realtà istituzionali del territorio, nell’incoraggiare un uso consapevole dei mezzi di comunicazione, importante per preservare i valori democratici della società». Un duplice impegno, formativo e informativo, sostenuto da Ses, come ha ribadito il presidente e direttore editoriale Lino Morgante, presidente della Fondazione Bonino Pulejo, sottolineando l’importanza della sinergia con Unime per «diffondere sempre una buona informazione, attenta a conciliare, pur nella complessità della rete, diritto di cronaca e riservatezza».
Razzante: libertà di informazione pilastro democrazia
«Affermare che la libertà di informazione è il sale della democrazia non è mera retorica, si tratta di un diritto/dovere della società globale - sempre più minacciato dall’ingerenza di altri poteri e dalle insidie del progresso tecnologico - che ogni Stato liberale dovrebbe garantire». A dichiararlo il prof. Ruben Razzante, docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano, editorialista e consulente della Commissione straordinaria del Senato contro i fenomeni di intolleranza e razzismo, protagonista di una lectio su “L’esercizio della libertà d’espressione e il suo bilanciamento con la tutela dei diritti della personalità altrui”. Garantire informazione corretta da parte dei media è un esercizio costante che si nutre di iniziative e responsabilità, ha spiegato Razzante sottolineando che «la libertà di stampa non è solo un diritto dei giornalisti ma un pilastro della libertà democratica», così come riporta la dichiarazione del 3 maggio 1993, data scelta dalle Nazioni Unite per celebrare questa importante ricorrenza internazionale, che ieri l’Unesco ha dedicato alla corretta informazione sulla sostenibilità ambientale premiando i giornalisti palestinesi. Una giornata, ha detto il docente, “che rappresenta un promemoria per tutti i governi e un’occasione di riflessione per i professionisti dell’informazione chiamati a essere affidabili, credibili e coerenti nella trasmissione delle notizie”, andando oltre quelle criticità - libertà di stampa “anarchica”, sistematica sostituzione della cronaca con le opinioni, errata concezione del pluralismo - che minano la credibilità del giornalismo professionale.
Soffermandosi sulla necessità di preservare la libertà d’informazione dalle insidie della rete, attraverso la promozione di pratiche giornalistiche etiche e responsabili (alfabetizzazione mediatica e implementazione di soluzioni legislative), Razzante, che ha appena pubblicato un saggio sul “governo” dell’Ia, ha parlato dell’urgenza di «coltivare i valori della deontologia giornalistica», ricordando il diritto sancito dall’articolo 21 della Costituzione italiana, a manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altri mezzo di diffusione, che sottolinea altresì come la stampa non possa essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Razzante ha fatto poi riferimento al Codice deontologico e alle norme sul trattamento dei dati personali, agli interventi dell’Autorità garante e dell’Ordine dei giornalisti in seguito all’avvento di Internet, accennando tra l’altro al diritto all’oblio inteso come corretta contestualizzazione delle vicende storiche di una persona e non come “cancellazione” degli errori commessi.
L'ampia condivisione sui temi
Fra gli interventi di saluto quello del prof. Francesco Rende, presidente di AluMnime, il network di ex allieve, allievi e sostenitori dei valori dell’Ateneo che punta a intensificare ulteriormente le iscrizioni, già a quota 400, anche grazie a nuove iniziative di rete, come ad esempio le prossime charter internazionali, rafforzando quelle già consolidate nel tempo, fra cui appunto le Giornate internazionali come anche quella legata ai temi della disabilità.
Nel corso della mattinata, moderata dalla vicecaposervizio della Gazzetta del Sud Natalia La Rosa coordinatrice della Gds Academy e di Unime Gds Lab, il laboratorio di tecnica giornalistica condotto insieme alla docente Maria Laura Giacobello, che ha visto la presenza di una rappresentanza della Polizia Postale Sicilia Orientale diretta dal dott. Marcello La Bella, del Corecom Calabria con il segretario Pasquale Petrolo, e dell’Ufficio scolastico provinciale diretto dal prof. Stello Vadalà, sono intervenuti i docenti Unime Maria Annunziata Astone, ordinaria di Diritto privato e Giovanni Moschella, ordinario di Diritto pubblico, e il direttore responsabile di Gazzetta del Sud Alessandro Notarstefano; a concludere i lavori Roberto Gueli, presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia.
La libertà d'espressione non è illimitata
«La libertà di espressione può dirsi un diritto incondizionato nella misura in cui non soggiace ad alcuna condizione giuridica, essendo un diritto fondamentale, ma non è un diritto illimitato. Nella dimensione della democrazia liberale e costituzionale, infatti, non esistono diritti del genere». A ribadirlo il prof. Giovanni Moschella, ordinario Unime di diritto pubblico, nel tratteggiare i contorni costituzionali della libertà di espressione a partire dall’articolo 21 e proseguendo con il dettato della Corte Costituzionale che ne auspica una tutela “sistemica e mai frazionata”. Inevitabile però riconfigurarne la dimensione rispetto ad un’attualità connotata da un avanzamento tecnologico capace di determinare una pesante incidenza su tutti i diritti, individuali e sociali, «fino ad arrivare al principio di eguaglianza e di non discriminazione, messo a rischio dagli algoritmi». Quindi, «mantiene ancora oggi una sua validità rileggere la libertà di informazione, come diritto a essere informati oltreché a informare, la libertà di comunicazione, la libertà di associazione, la libertà di riunione, la libertà di iniziativa economica privata, e le libertà politiche, alla luce degli sviluppi della tecnologia, al fine così di individuare le forme di tutela delle nuove situazioni giuridiche soggettive. Moschella ha quindi delineato i «nuovi diritti fondamentali emersi a fronte della società digitale», e in particolare, quelli che «che proteggono la persona da minacce provenienti dall’uso delle nuove tecnologie da parte di soggetti pubblici o, più spesso, privati e che operano seguendo la logica delle libertà». Quindi, il diritto alla protezione dei dati personali, all’oblio, il diritto a non essere oggetto di decisioni automatizzate o «diritto fondamentale a non essere “colpiti” da decisioni “esclusivamente” algoritmiche», che sta emergendo di recente, e il diritto di accesso ad Internet, da realizzare affrontando il “digital divide”.
Un ambiente, quello digitale, che rende necessario ripensare a tutta una serie di logiche di carattere civilistico e economico, come ha rilevato la prof.ssa Astone evidenziando che la rete digitale favorisce la diffusione dei contenuti, ma anche delle occasioni di lesione dei diritti. «Il quesito centrale, su cui verte il dibattito già da tempo consiste nel verificare se in presenza di illeciti commessi in rete, accanto alla responsabilità dell’autore del fatto, si possa configurare una responsabilità aquiliana delle piattaforme on line». Con norme come ad esempio il Regolamento europeo sui servizi digitali (DSA) si punta alla sicurezza della tecnologia e alla protezione della persona da contenuti illegali e dannosi, con la responsabilità delle piattaforme on line(gatekeepers) per i contenuti illeciti che creano e che contribuiscono a diffondere.
Notarstefano: contrastare la crisi della narrazione
E se è fondamentale tratteggiare il quadro normativo, altrettanto significativo è riscontrare il modo in cui esso viene reso concreto nell’esercizio quotidiano della professione giornalistica. E emblematico, in tal senso, come subito evidenziato dal direttore della Gazzetta Notarstefano, è proprio il cambiamento che non è solo lessicale, ma decisamente sostanziale: non più libertà “di stampa”, ma “di informazione”, in una dimensione globalizzata che annovera una quantità sterminata di media e in cui il 48% delle persone si informa dal web. Una dimensione in cui la libertà, da “troppo poca” – come raccontano le violenze anche estreme di danni di giornalisti – può... diventare “troppa”, se ci si lascia sommergere dall’oceano di informazioni che tracima dal web. Di fatto elenchi di notizie “vuote” che mostrano la “crisi della narrazione” in atto nel nostro mondo. «Pensiamo anche ai social – ha rimarcato Notarstefano –: la gran parte della gente che mette in vetrina immagini della propria sfera privata non narra, ma pubblicizza». L’uomo è racconto, “aspetto” profondo – questo – non negoziabile».
Gueli: sotto tiro, ma facciamo il nostro lavoro
A concludere i lavori il presidente dell’ordine dei Giornalisti di Sicilia Roberto Gueli, condirettore della Tgr Rai, che ha subito sottolineato l’importanza della catena di controllo che consente di eseguire l’indispensabile accertamento preventivo, così da evitare quanto più possibile smentite e contestazioni. «Dobbiamo fare attenzione alla riservatezza, ma la notizia va data, anche dai nuovi media, e senza la corsa al click. Meglio verificare, consumare le suole, un clik in meno, un minuto in più, ma rispettando la riservatezza e la notizia». Gueli ha tratteggiato «un futuro difficile», tra libertà di stampa aggredita , difficoltà di ingresso nelle redazioni e un “mondo minacciato” dall’intelligenza artificiale, «che per il giornalismo determinerà una svolta di cui non si potrà non tenere conto». Tra “bavagli e carcere” «la nostra categoria è sotto tiro ma deve fare il suo lavoro, con la schiena dritta rispettando le regole», ha concluso mentre scorrevano le immagini della mostra “Testimoni di verità”, che nella sede Odg di Palermo ricorda le vittime della libertà d’informazione.
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