Si parte da un dato. Messina è una delle città più congestionate d’Italia dove prevale l’utilizzo del mezzo di trasporto privato: il 61,7% utilizza l’auto, l’8.6% la moto, il 17,8% cammina a piedi, il trasporto pubblico è all’11,60. Ma fotografia è del 2021 perché il trasporto pubblico, oggi, già è salito al 20%. Ma lo studio del Pums, presentato questa mattina dall’ingegnere Guido Marino della TPS Pro alla prima commissione consiliare, prende in considerazione sostanzialmente quattro piani specifici, quello della mobilità pedonale, la mobilità ciclistica, il miglioramento del trasporto pubblico locale, il piano della sicurezza stradale urbana.
Tutti approfonditi nel piano della mobilità sostenibile 2030. Un piano che ha, intanto, studiato le abitudini di mobilità e la società dei messinesi in una città chiusa tra mare e collina, dove per spostarsi da nord a sud o viceversa si possono utilizzare strade come la via Consolare Pompea o la Adolfo Celi, strette e trafficate. Quindi gli obiettivi: intanto di dimezzare la presenza delle auto in città, quindi quello di valorizzare le aree pedonali in centro città, come il viale San Martino basso, rendendolo attrattivo, e realizzare le piazze di comunità. 47 gli spazi individuati nelle sei circoscrizioni che potrebbero essere ricalibrati, recuperando anche quelle zona oggi destinate ad altro. Con l’inserimento di fontanelle per l’acqua, servizi igienici, wifi pubblica. Tutti elementi che ne devono garantire la fruibilità.
C’è di chi ha proposto, come il capogruppo di Fratelli d’Italia, Libero Gioveni, di congelare il PUMS fino a quando non si avrà la certezza di come saranno gestiti in città i lavori del Ponte ma l’assessore Salvatore Mondello ha sottolineato come proprio il Pums potrebbe essere utilizzato per governare quei lavori. Rispetto alle ZTL, l’assessore Mondello apre alla possibilità di posticipare il loro avvio.
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