Le chiamano case di transito. Perché il concetto è che occorre soggiornare per periodi brevi, in attesa di ottenere un'abitazione. Ma guardando quei cancelli con catene e catenacci che ricordano le celle di massima sicurezza, o quegli ascensori rotti e sbarrati e il degrado tutt'intorno non verrebbe la voglia nemmeo di passarci per caso.
Invece loro ci stanno da tre anni. A gestire questi alloggi di fortuna, o sarebbe meglio dire di sfortuna, è la Messina Social City. Solo che il 19 dicembre scorso il Comune che ha ottenuto un finanziamento per l'efficientamento energetico dell'edificio, ha ordinato per motivi di sicurezza, il loro momentaneo trasferimento prendendo in affitto una decina di stanze in un albergo del centro al prezzo di tremila euro mensili a stanza.
Solo che una cosa è stare in albergo, confinati in una stanza magari in tre in un letto matrimoniale per qualche giorno e in vacaza, un'altra cosa invece è starci per settimane intere, senza una cucina, a provvedere al vitto la Messina Social City che per Natale ci dicono ha distribuito insalata di pomodoro, mozzarella e insalata di pasta, senza una lavatrice accessorio che con i bambini è sempre in funzione, senza i propri oggetti personali. In albergo né un alberello né un presepe. Qualche giorno fa prima della scadenza del primo mese di contratto, il 15 gennaio, due delle famiglie, hanno deciso di far ritorno alla case di Bisconte. E mentre è in corso una mediazione con il Comune, ci sarà anche un passaggio in prefettura.
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