C’è da combattere quella percezione che Cosa nostra sia radicata nel dna delle persone, di quelli che si riconoscono più in quella organizzazione che nello Stato. E per questo, i media, la stampa, le istituzioni, sono uno strumento essenziale per riportare quell’apparato di regole che si chiama legalità ai valori della Costituzione. La tavola rotonda su “Progresso sociale e lotta alla mafia - Il ruolo dello Stato e della stampa”, organizzata dal prof. Pierangelo Grimaudo nell'ambito della GdS Academy del progetto Gazzetta del Sud in classe con Noi Magazine e che si è tenuto questa mattina all’Università, ha visto la partecipazione attiva di studentesse e studenti delle scuole, dell'università e di Unime GDS Lab, il laboratorio di tecnica giornalistica promosso da Ses e Unime, che hanno avuto l’opportunità di dialogare con saranno i magistrati Emanuele Crescenti e Massimo Russo i giornalisti Giuseppe La Venia, inviato del TG1, e Nuccio Anselmo, cronista di giudiziaria della Gazzetta del Sud e l'ex questore Rino Germanà, che a Mazara, nel settembre 1992, sfuggì ad un attentato mafioso tesogli da un commando capeggiato da Matteo Messina Denaro. Dopo i saluti del prorettore vicario Unime Giovanni Moschella, del presidente di SES Lino Morgante e della prof.ssa Maria Laura Giacobello, il giro di interventi moderati dalla giornalista Natalia La Rosa hanno evidenziato quel dovere di solidarietà che deve essere parte della comunità. Perché, è il caso della latitanza di Matteo Messina Denaro, si nascondeva nel suo regno, in un territorio che rischia di apparire colpevolmente abbandonato dallo Stato, generando così disaffezione alle istituzioni, alimentando rassegnazione e predisponendo al compromesso con la mafia. Godendo di appoggi che andavano raccontati come ha detto l’inviato del Tg1, Giuseppe La Venia. E contro questa rischiosa deriva sociale, determinante è anche il ruolo dell’informazione di qualità.